Io adoro l’autrice, e adoro il suo personaggio Petra Delicado, ispettore di polizia a Barcellona (adoro anche Barcellona, ma non c’entra). Già che siamo in fase di adorazione, adoro anche l’ironia che percorre i polizieschi di questa serie.
Mio caro serial killer mi è piaciuto, ma non l’ho adorato.
L’ho trovato un pochino stanco, senza un’idea fulgida di base, e mi sono mancate le parti sulla famiglia allargata di Petra che di solito trovo, con molto piacere e un sorriso, tra un’indagine e l’altra.
È un buon romanzo, perché Alicia Giménez-Bartlett è una bravissima scrittrice, quindi consiglio comunque di leggerlo. Anche solo per alcune perle che vi copio-incollo:
“Non siamo pessimiste. Cerchiamo di anticipare i problemi. Gli uomini sono diversi, devono ficcarsi nei casini fino al collo prima di capire che qualcosa non va”. (Più che pessimiste, direi ansiose, ma il senso è quello).
Oppure: “Forse dovevo andare da uno psicologo, purificare il mio karma, trovarmi un guru orientale, leggere Paulo Coelho o arruolarmi nella legione straniera. Riflettei su quest’ultima possibilità, mi parve la meno insopportabile.”